Uomo Cervo, la rinascita della primavera

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La rinascita della primavera attraverso un rito carico di significato

Il buio, il freddo, il vento che soffia tra alberi e case e un grido terrificante che si avvicina sempre più. L’ultima domenica di carnevale va in scena a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta a Volturno, uno dei riti più caratteristici, particolari e sentiti: l’Uomo Cervo.

La rinascita della primavera avviene tramite una trasformazione, dalla bestia inferocita al suo opposto, docile e mansueto. 

Dopo il tramonto, appena le ultime luci del sole svaniscono, l’unica piazza del paese, gremita di gente, attende lo svolgersi di una manifestazione forte, nel significato e nello svolgimento.

La rappresentazione dell’Uomo Cervo

L’atmosfera tetra e silenziosa della sera invernale viene squarciata dal tintinnio di campanacci. Arrivano le Janare, le streghe, accompagnate da Maone. Insieme si esibiscono in una danza attorno ad un fuoco annunciando il rito che sta per compiersi. Poi, ad un tratto, eccolo. Si scorge già tra la folla. Arriva il Cervo, creando disordine e scompiglio. A lui segue la cerva, non meno possente e inferocita.

I cervi rappresentano l’inverno, le loro scorrerie la rigidità dei suoi mesi. Chi può calmarli? Solo Mago Martino, in un primo momento, rappresentante il Bene. Appare come un mago e a lui si accompagna una signora del luogo che, nonostante offra del cibo alle bestie incatenate, viene aggredita con i cervi che, addirittura, riescono a liberarsi.

La calma viene riportata dal Cacciatore, solo lui riesce a fermare la distruzione una volta per tutte. Gli animali si accasciano a terra dopo i suoi spari ma poco dopo, avvicinandosi ai Cervi e soffiando nelle loro orecchie, torna a farli vivere nella tranquillità delle Primavera.